


L’azione dei barchini esplosivi  contro le unità britanniche ormeggiate nella Baia di Suda, dopo due tentativi  in gennaio e febbraio, annullati per ordine del Comando Superiore delle Forze  Armate dell’Egeo, ebbe il suo felice svolgimento nella notte  fra il 25  e 26 marzo 1941.
    La squadriglia è composta da 6  barchini e comandata dal T.V. Faggioni, fu imbarcata  sui cacciatorpediniere  Crispi (C.F. Ugo Ferruta) e Sella (C.C. Redaelli) che erano opportunamente attrezzati. Le unità furono dislocate tempestivamente  a Stampalia di dove, partendo tra  le  16.30 e le 17.30, i due caccia avrebbero potuto raggiungere  un punto a circa 6 miglia  dalla Penisola di  Acrotiri ( 10 miglia dall’imboccatura di Suda)  tra le 23.00 e le 24.00.
    A Stampalia , il 24 marzo, a mezzo di un  idrovolante, furono inviati gli operatori dei mezzi di assalto con rilievi  fotografici, dai quali apparivano, con grande chiarezza, le posizioni delle  ostruzioni e delle navi, in base alle ultime ricognizioni aeree effettuate  sulla rada di Suda.
    Il 25 Crispi e Sella, con il  loro carico di sei barchini esplosivi , lasciavano Stampalia e alle 23.30 dello  stesso giorno raggiungevano il punto previsto davanti a Suda. Alle 23.41 i  mezzi di assalto erano in mare  e  partivano per eseguire la loro missione  mentre i due cacciatorpediniere  prendevano  la via del ritorno. Piloti dei sei mezzi di’assalto erano: T.V. Luigi Faggioni;  S.T.V. Angelo Cabrini,; C° cannoniere 2^ cl Alessio De Vito; C° meccanico di 3^  classe Tullio Tedeschi; 2° capo   meccanico Lino Beccati;  sergente  cannoniere Emilio Barberi. 
    Secondo  le notizie fornite ai mezzi di assalto dai  ricognitori che il mattino del 25 marzo avevano sorvolato Suda, nella baia si  trovano all’ormeggio un incrociatore, due cacciatorpediniere e dodici  piroscafi; ulteriori notizie fornite dalla ricognizione aerea  nel pomeriggio dello stesso giorno, mentre  Crispi e Sella erano già in rotta per  Creta, davano presenti nella Baia di Suda un  incrociatore e otto piroscafi.
    Da notizie fornite all’Ufficio  Storico M.M. dall’Ammiragliato britannico nell’autunno1949 risulta che nel  pomeriggio del 25 marzo 1941 erano presenti all’ancora nell’interno della Baia  di Suda, e protette da una rete impervia parasiluri, le seguenti unità:
    
    Incrociatori: York,  Gloucester, Calcutta;
    Cacciatorpediniere: Hasty;
    Navi appoggio: Cherryleat, Doumana;
    Petroliere:  Desmoulea, Marie Maesrsk,Pericles
    
    Nella notte fra il 25 ed il 26,  inoltre entrò a Suda l’incrociatore   Coventry, che si affiancò alla cisterna Pericles per rifornirsi. Alle  05.00 del 26, sempre secondo notizie di fonte britannica, il Coventry si staccò  dalla cisterna e diresse per uscire dal porto.
    I barchini messi in mare dai due  caccia italiani erano stati intanto raccolti dal caposquadriglia , il T.V.  Luigi Faggioni, ed in formazione avevano messo la prora per l’imboccatura di  Suda. Il passaggio del triplice  ordine  di ostruzioni che chiudeva l’ampia Baia   di Suda fu cosi descritto da Faggioni nel rapporto da lui presentato al  rientro dalla prigionia:
    “ Appena l’apertura della baia è ben marcata segnalo l’accostata  a dritta e dirigo per passare le ostruzioni  al centro dell’apertura esistente tra Punta Suda  e Forte Suda. Dopo alcuni  minuti osservo una trasmissione a luce azzurra  da punta Suda con risposta al Forte. Penso che l’attenzione è alquanto desta in  quello specchio d’acqua e decido di passare fra l’isolotto e la costa nord.  Segnalo l’accostata a dritta che gli MT eseguono sempre in formazione  di marcia. Segnalo alla formazione  e imbocco il varco tra due gavitelli; aziono  il blocco solo per metà e passo agevolmente. Gli altri  seguono senza intoppi. L’ostruzione è a  gavitelli molto larghi (circa 2 metri uno dall’altro) e poco affiorante,  pertanto facilmente superabile. Dopo pochi minuti vedo  la seconda ostruzione e dirigo per passarla a  ridosso del Forte dove affiorano  scogli  facilmente confondibili con gli MT   Aziono tutto il blocco e passo con facilità. Barberi dietro a me rimane  impigliato, perde la fascetta e il salvagente va in acqua; lo recupera e passa .  Gli altri seguono. Per non allontanarmi troppo fermo e aspetto nella zona  d’ombra  costituita dall’isolotto. Dopo  poco rivedo tutti e cinque gli uomini; mi rimetto in testa e accosto a sinistra  per portarci più in mezzo alla baia. Sono le 02,45 circa – il crepuscolo ha  inizio alle 05.18 aumentano i giri per tener conto di eventuali perdite di  tempo per il passaggio della terza ostruzione. Dirigo per Rb 290°, rotta per la  testata nord dell’ostruzione che è a circa 3 miglia in fondo alla baia.
    Dopo 10 minuti vedo a sinistra, abbastanza elevati sul mare, accendersi  due proiettori che scambio per i fanali di una macchina  transitante sulla strada costiera. I  proiettori scrutano per diversi minuti verso il centro della baia. Capisco che  non è una macchina  ma i proiettori di  manovra di una unità da guerra. Comunque, proseguo senza accostare e dopo  alcuni minuti i proiettori ci hanno sopravanzato ed illuminano in fondo al  porto un grosso gavitello da ormeggio.
    Alle 04.30 circa scorgo le grosse boe di testata della ostruzione che  con catenaria di circa 60 metri sono congiunte alla costa in un punto dove è  una piccola costruzione in muratura. Osservo l’ostruzione; è di quelle a  sfera  collegata da astuccio; non è  superabile con mezzi silenziosi e pertanto dirigo e passo seguito dagli altri  fra le boe  e la costa. Accosto subito a  sinistra e con rotta parallela   all’ostruzione mi porto al centro della baia. Dopo pochi minuti segnalo  di fermare i motori e riunirsi attorno al mio MT con l’uso del remo.
    Sono circa le 04.45, perciò in anticipo sulle condizioni di luce  più favorevoli. Decido di attendere.  L’incrociatore è ormeggiato a circa 200 metri all’interno della ostruzione con  la prora indietro e si presenta a noi su impatto 90°. I piroscafi sono  disseminati più indietro. Uno di essi ci sta a circa 100 metri sottovento.  Eseguo un accurato giro con il binocolo per scegliere i bersagli più  grossi  e quindi lo passo a turno a  Cabrini ed agli altri  per far  osservare  bene la posizione dei  bersagli.”
    
    I barchini come si vede, superano  abbastanza facilmente le ostruzioni, operando con precisione e conservando una  serenità  veramente ammirevole; poi una  volta all’interno della base nemica  si  raccolsero  intorno al capo squadriglia  per individuare i bersagli, per ripartili,  per attendere  l’inizio del crepuscolo  mattinale , momento prestabilito per l’attacco.
    A Cabrini e Tedeschi venne  assegnato l’incrociatore York, che  era a breve distanza dal gruppo; Beccati e lo stesso Faggioni rimasero di  riserva  per attaccare a loro volta lo York qualora i primi due avessero  mancato il bersaglio; Barberi e De Vito avrebbero dovuto puntare alle navi che  si trovavano in fondo alla rada.
 
    
    Poco dopo le 05.00, mentre il  crepuscolo aveva a malapena  cominciato a  schiarire l’atmosfera, Faggioni diede a Cabrini e Tedeschi l’ordine di  avvicinarsi allo York. 
    L’attacco all’incrociatore è cosi  descritto da Cabrini nella relazione presentata al rientro in Italia dalla  prigionia:
    
    “ il mio compito è quello di attaccare insieme con Tedeschi non appena  le condizioni di visibilità lo permetteranno. Gli MT partiranno non appena udranno  i primi scoppi.
    Lascio il gruppo del tenete di vascello Faggioni e, navigando al minimo  a brevissima distanza da capo Tedeschi, dirigo con lui verso l’incrociatore.  L’oscurità è molto profonda anche a causa della costa alta; l’incrociatore è  mimetizzato e si distingue poco. Ci avviciniamo fin quando vediamo nettamente  la nave  quindi fermiamo aspettando le  prime luci dell’alba. Siamo ad una distanza di 300 metri circa; restiamo fermi  15 minuti. Alle 05.30 mi assicuro che Tedeschi veda bene il bersaglio. Temo che  se aspettiamo oltre il nemico possa avvistare noi  o i nostri compagni.
    Do l’ordine di partire all’attacco. Camminiamo per un buon tratto  affiancati con tutto il gas aperto; ad una distanza di 80 metri circa,  immobilizzo il timone, tolgo la sicura e mi lascio cadere in acqua.  Nell’istante in cui abbandono l’MT, sono in punteria sul centro della nave.
    Prima di riuscire a salire sul salvagente odo nettamente il rumore  provocato dall’urto di due MT contro lo scafo della nave. Odo anche  distintamente le due esplosioni dei congegni taglia-barchini e, qualche istante  dopo, una violenta esplosione subacquea. Ritengo che le cariche principali dei  due MT siano scoppiate  molto vicine e  quasi contemporaneamente. Subito dopo vedo l’incrociatore sbandare fortemente…”
    Sentiti gli scoppi dei barchini  di Cabrini e Tedeschi, ed una esplosione che fu attribuita al barchino di  Tedeschi, ed una esplosione che fu attribuita al barchino di Barberi, Faggioni  e Beccati si avvicinarono ad una grossa petroliera, Pericle, che avevano a breve distanza, contro di essa il  caposquadriglia lanciò Beccati, che colse il bersaglio a poppa. Contro la  petroliera stava per partire Faggioni, quando vide che di dietro la cisterna  spuntava una unità da guerra mimetizzata. Sappiamo ora che era il Coventry, che proprio al primo  schiarirsi dell’alba lasciò la nave da cui era rifornito, e fu contro  l’incrociatore che Faggioni puntò il suo MT. “La sua velocità è già sensibile” scrisse Faggioni-“ quindi sblocco il timone e accosto un  poco a sinistra per dare un angolo di  mira approssimato”…..” Ma il lancio, fatto cosi ad occhio, e con un mezzo  ideato e costruito per attaccare bersagli fermi, non aveva molte probabilità di  colpire il segno. Il Coventry non fu  colpito e l’MT si perse esplodendo contro una banchina. Anche un altro esplose  contro terra o contro un galleggiante di modestissime dimensioni , il sesto fu  recuperato intatto dai britannici.
    I sei piloti uscirono indenni dall’ardimentosa impresa e  furono tratti in salvo.
    
    Il consuntivo dell’operazione fu  ampiamente positivo, e consistette nell’incrociatore York, l’unico della  Mediterranean Fleet armato con cannoni da 203, messo fuori combattimento e  danneggiato cosi seriamente che non potè più essere riparato, la petroliera Pericles da 8.324 tsl gravemente  avariata. Barberi ritenne di aver affondato una seconda cisterna, ma il suo  apprezzamento non ha trovato conferma nella documentazione britannica del  dopoguerra.
    Nel suo libro A Sailor’s Odyssey, l’ammiraglio  Cunnigham, cosi si esprime a proposito di questa impresa:

GRAFICO BAIA DI SUDA

Mappa Baia di Suda
L’Azione dei Barchini esplosivi nella  Baia di Suda
  (Da i mezzi d’assalto  nella seconda Guerra Mondiale-Uff. Storico M.M. 2013)

